CALL FOR PAPERS
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Teorie e metodi per la Storia della traduzione
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un progetto di
Tatiana Crivelli Speciale
(Full Professor, Romanisches Seminar, UZH)
Riccardo Raimondo
(Post-Doc, University of Zurich)
Thomas Vuong
(Post-Doc, University Paris 13)
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in collaborazione con:
Romanisches Seminar (UZH, Zurich)
Doktoratsprogramms «Romanistik: Methoden und Perspektiven» (UZH, Zurich)
Équipe de Recherche Pléiade (Université Paris13)
University of Ottawa
Teorie e metodi per la Storia della traduzione
Nelle prime righe della sua opera, L’épreuve de l’étranger (1984), Antoine Berman affermava che «la costituzione di una storia della traduzione è il primo compito di una teoria moderna della traduzione» (Berman 1984: 12). Questa riflessione, a trent’anni di distanza, non può che apparire profetica: lo studio delle traduzioni traccia oggi nuovi cammini, poiché si pensa e si ripensa alla luce delle altre discipline e, in particolare, poiché aspira a far parte della storia letteraria. Nel 1998, in un lavoro pionieristico, Anthony Pym abbozzava una serie di paradigmi per la Storia delle traduzioni: non solo rifletteva su questa disciplina da un punto di vista epistemologico ma offriva anche ai lettori una prima vera «metodologia» (Pym 1998). L’urgenza scientifica di questo nuovo ambito di ricerca ha cambiato il punto di vista della comunità accademica internazionale e possiamo ormai considerare l’insieme dei testi tradotti non solo come della “letteratura” (alla quale si limita troppo spesso lo studio delle traduzioni) ma anche come un “patrimonio intellettuale” che gioca un ruolo cruciale nella storia dei saperi e delle idee (Ballard 2013).
Numerosi articoli, ricerche, tesi di dottorato e altre imprese ben più ambiziose si sono moltiplicate durante gli ultimi anni. È sufficiente segnalare, a titolo d’esempio, due grandi progetti collettivi per dare ai lettori un saggio dello spirito del tempo: la collezione The Oxford History of Literary Translation in English diretta da Stuart Gillespie e David Hopkins (Oxford University Press, 2006-2010) e la collezione Histoire des traductions en langue française diretta da Yves Chevrel e Jean-Yves Masson (Lagrasse, Verdier, 2012-2016).
Tuttavia, nonostante la ricchezza della produzione scientifica, le questioni epistemologiche, teoriche e metodologiche sembrano essere sempre più ignorate nei lavori che hanno l’ambizione di realizzare una storia delle traduzioni. Le sfide di ogni metodo traduttologico influenzano fortemente l’approccio e i risultati della ricerca: ci sembra che le commentatrici e i commentatori, le ricercatrici e i ricercatori più attenti trarrebbero un notevole profitto da un’indagine epistemologica.
Questo Congresso internazionale intende offrire al pubblico universitario un’occasione inedita per riflettere su degli aspetti puramente metodologici. Al di là dello studio dell’opera, del testo, del genere o del corpus, bisognerà dedicare un’attenzione particolare a una visione d’insieme, lasciarsi trasportare da un’ispirazione cartografica.
Come sostiene Astrid Guillaume (2014), bisognerebbe quindi considerare come punto d’inizio, ovviamente, i testi di partenza e quelli di arrivo, ma non limitarsi solo al testo, al corpus e al genere: lo studio delle traduzioni deve contemplare «intere epoche storiche […] dal punto di vista della durata e della contrastività, la storia delle mentalità nel divenire e i tempi che formano lo spirito o influenzano delle generazioni intere» (Guillaume 2014: 381-382). François Rastier metteva già l’accento, nel 2011, sulla necessità di una visione interdisciplinare della storiografia: «le lingue sono troppo spesso ridotte a dei dizionari e delle grammatiche, o a delle sintassi. Bisogna tuttavia tener conto, oltre che del sistema, dei corpus (corpus di lavoro e corpus di riferimento), dell’archivio (quindi della lingua storica), infine delle pratiche sociale nell’ambito delle quali si effettuano le attività linguistiche» (Rastier 2011: 14).
Le future storie delle traduzioni dovrebbero allora confrontarsi con dei dispositivi teorici che permettano di descrivere dei processi storici complessi, oltre che di render conto della dimensione socio-culturale. La storiografia delle traduzioni non potrà quindi ritardare ulteriormente il dialogo, persino lo scontro, con delle nozioni che sono fondatrici nei metodi storiografici e nella critica letteraria. Si evocherà, per esempio, la questione della costituzione di un canone traduttivo, l’identificazione e lo studio delle differenti «tradizioni traduttive» (Venuti 2005) in una prospettiva diacronica, ma anche la possibilità di distinguere degli «immaginari della traduzione» (Raimondo 2016) che ci permettono di descrivere, da un lato, la soggettività dei traduttori (immaginari dei traduttori), dall’altro, le diverse concezioni e rappresentazioni della traduzione (immaginari del tradurre) coinvolti nella ri-mediazione e nella trasmissione dei testi. La storia dei traduttori non può quindi fare a meno della storia del tradurre considerata come cronaca della «cultura della traduzione» (Burke 2007). La storia della traduzione ci offre infine delle prospettive innovanti sullo statuto stesso della traduttologia che si sta aprendo non solo a un «nuovo storicismo comparato» (Coldiron 2011: 98) ma anche a una «traduttologia comparata» (Tyulenev and Zheng 2017).
Per il raddoppiamento delle fonti e la difficoltà nel costruire dei corpora, per la moltiplicazione dei riferimenti testuali e degli elementi paratestuali, per le numerose questioni linguistiche, interlinguistiche e translinguistiche ch’essa pone, la traduttologia diventa un ambito privilegiato per ripesare le fondamenta degli approcci letterari e storiografici. Il compito del critico delle traduzioni è reso più difficile poiché la storia delle traduzioni si confronta non solo all’alterità dell’autore ma anche a quella del traduttore, all’interno di una dinamica di raddoppiamento degli orizzonti. La coscienza di ogni storiografo oscilla vertiginosamente fra il bisogno d’erudizione e il rischio necessario della finzione narrativa, un dissidio che comporta una prudenza euristica. Desideriamo quindi non solo tracciare i contorni di una storia dotta, ma anche considerare la possibilità di riscrivere una nuova storia, un’altra storia, forse persino una «storia naturale della traduzione» (Le Blanc, in uscita 2019).
Le ricercatrici e i ricercatori sono invitati a elaborare dei dispositivi teorici e delle soluzioni metodologiche per la Storia della traduzione. Sono proposte qui di seguito alcune piste di riflessione senza pertanto alcuna pretesa di esaustività:
- riflessioni epistemologiche per la storia delle traduzioni;
- nuove teorie per la storia delle traduzioni;
- metodi storiografici;
- costituzione ed evoluzione dei corpora;
- soluzioni per la suddivisione cronologica;
- la traduttologia attraverso il prisma della storia dei saperi e delle idee;
- banche dati e “storiografie digitali”;
- lettura, rappresentazioni grafiche e interpretazione dei dati storiografici;
- storia delle traduzioni e transmedialità
- storia delle traduzioni inter-semiotiche (cinema, televisione, arti visive, ecc.);
- canoni di traduzioni
- immaginari dei traduttori e immaginari del tradurre
Le proposte d’intervento dovranno essere inviate in italiano, inglese o francese ai indirizzi segnalati qui sotto entro e non oltre l’1 febbraio 2019. Le proposte comporteranno un riassunto di massimo 300 parole, un titolo, una breve notizia biobibliografica e i contatti (e-mail, telefono, ecc.). Le candidate e i candidati selezionati saranno informati all’inizio del mese di febbraio. Il Congresso si terrà al Romanisches Seminar (Università di Zurigo) il 15 e 16 aprile 2019 e si concluderà con una conferenza di Charles Le Blanc (Professore Ordinario, uOttawa) in occasione della pubblicazione del suo ultimo libro Histoire naturelle de la traduction (Paris, Les Belles Lettres, in uscita 2019).
Gli interventi potranno diventare l’oggetto di una pubblicazione. Questi testi dovranno essere inediti, dovranno passare attraverso un’ulteriore selezione e dovranno essere inviati nei mesi successivi al Congresso.
Contatti
Dr. Thomas Vuong, ths.vuong@gmail.com
Dr. Riccardo Raimondo, riccardo.raimondo@uzh.ch
Bibliografia indicativa
Anne E. B. COLDIRON, ‘Toward A Comparative New Historicism: Land Tenures and Some Fifteenth-Century Poems’, Comparative Literature, vol. 53.2 (2001), p. 97-116.
Michel BALLARD, Histoire de la traduction : repères historiques et culturels, Bruxelles, De Boeck, 2013.
Antoine BERMAN, L’Épreuve de l’étranger. Culture et traduction dans l’Allemagne romantique, Paris, Gallimard, 1984.
Peter BURKE, ‘Cultures of Translation in Early Modern Europe’, in Peter BURKE and R. Po-chia HSIA (ed.), Cultural Translation in Early Modern Europe, Cambridge, Cambridge University Press, 2007, p. 7-38.
Astrid GUILLAUME, ‘Vers une sémiotique diachronique et contrastive des cultures’, in Driss ABLALI, Sémir BADIR, Dominique DUCARD (ed.), Documents, textes, œuvres. Perspectives sémiotiques, Presses Universitaires de Rennes, 2014, p. 381-406.
The series ‘Histoire des traductions en langue française’, ed. by Yves Chevrel et Jean-Yves Masson (Lagrasse, Verdier, 2012-2016).
The series ‘The Oxford History of Literary Translation in English’, ed. by Stuart Gillespie, David Hopkins (Oxford University Press, 2006-2010)
Charles LE BLANC, Histoire naturelle de la traduction, Paris, Les Belles Lettres, forthcoming January 2019.
Anthony PYM, Method in Translation History, Manchester, St. Jerome Publishing, 1998.
Riccardo RAIMONDO, ‘Orphée contre Hermès: herméneutique, imaginaire et traduction (esquisses)’, Meta, vol. 61 (2016), p. 650-674.
François RASTIER, La mesure et le grain. Sémantique de corpus, Paris, Champion, 2011.
Sergey TYULENEV and Binghan ZHENG (ed.), Toward Comparative Translation and Interpreting Studies, Amsterdam, John Benjamins, p. 197-212.
Lawrence VENUTI, ‘Translation, History, Narrative’, Meta, vol. 50.3 (2005), p. 800-816.
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