L’anticiviltà. Il naufragio dell’Occidente nelle narrazioni della Shoah
a cura di Sibilla Destefani
Milano, Mimesis, 2017
Auschwitz è il luogo, simbolico e materiale, in cui si compie l’ultimo atto della modernità europea. Auschwitz, in questo senso, divide la storia in un “prima” e un “dopo” tra cui non c’è più nessuna comunicazione, dando vita a una vera e propria frattura che mette fine ai miti e alle illusioni di quella stessa modernità. Ad Auschwitz la parabola gloriosa inaugurata dall’Uomo vitruviano di Leonardo collassa, sostituita dal suo doppio speculare e negativo: quel Muselman in cui Primo Levi identifica l’emblema di “tutto il male del nostro tempo” e che abita l’anticiviltà del genocidio. Le testimonianze italiane della Shoah, per la prima volta studiate nel loro insieme, esibiscono e raffigurano proprio i contorni e gli abissi di questa civiltà capovolta e dimostrano come la profonda cesura storica, culturale e antropologica di Auschwitz, ben lungi dall’essere una costruzione teoretica posteriore, sia già presente in nuce nei racconti dei superstiti. Attraverso la mise en abîme dei testi fondativi dell’etica giudaico-cristiana (la Torah, il Nuovo Testamento e la Commedia dantesca), la koinè mortifera di Auschwitz dà vita all’ “antinarrazione delle camere a gas” che ribalta, frantumandola, l’integralità delle grandi narrazioni del passato. Con il conseguente naufragio, come per l’imbarcazione dell’Ulisse dantesco rivisitato da Levi, dei principi dell’umanesimo occidentale. (dalla quarta di copertina)
Il libro è acquistabile sul sito della casa editrice Mimesis.