Francesco Diaco, Dialettica e speranza. Sulla poesia di Franco Fortini (Quodlibet, 2017)

Francesco Diaco

Dialettica e speranza. Sulla poesia di Franco Fortini

Macerata, Quodlibet, 2017

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Questo saggio, pubblicato a cento anni dalla nascita di Fortini, persegue un doppio obiettivo. Da una parte, si ripercorrono con attenzione le sei principali raccolte dell’autore (Foglio di via, 1946; Poesia e errore, 1959; Una volta per sempre, 1963; Questo muro, 1973; Paesaggio con serpente, 1984; Composita solvantur, 1994), al fine di offrire per la prima volta una visione unitaria e aggiornata dell’intera produzione poetica fortiniana. Dall’altra, si adotta un taglio ermeneutico originale, volto ad approfondire il rapporto tra la scrittura di Fortini e la categoria di tempo, intesa non solo come tema esplicito, ma anche come principio costruttivo e come filosofia della storia. In particolare, si riflette sul valore dell’oscillazione fortiniana tra gli imperativi assoluti dell’etica e la “tattica” politica, tra l’impazienza giovanile e la maturità della mediazione, tra l’utopia di un futuro radicalmente diverso e l’impegno concreto nel presente. L’oscillazione tra questi due poli – che si presuppongono e correggono a vicenda – risponde comunque a una serie di “leggi” e di regolarità, dettate dal genere letterario praticato, dalla presenza o dall’assenza di possibilità rivoluzionarie e da una precisa selezione dei destinatari (gli interlocutori visibili, a cui si rivolgono i messaggi di più rapido consumo, oppure i lettori avvenire, a cui sono indirizzate le allegorie “a lunga gittata”). L’intento complessivo è quello di coniugare teoria della letteratura, ricostruzione del contesto storico‑sociale e analisi stilistico‑formale dei testi, in modo da non scindere il Fortini lirico dal Fortini intellettuale, critico e saggista.

 

Francesco Diaco (Torino, 1988) è dottore di ricerca in Filologia e critica presso l’Università degli Studi di Siena, in cotutela con l’Université de Lausanne. È inoltre membro del comitato scientifico del Centro Studi Franco Fortini e della redazione de «L’ospite ingrato online».

 

Amelia Juri, L’ottava di Pietro Bembo. Sintassi, metrica, retorica (ETS, 2016)

Amelia Juri
L’ottava di Pietro Bembo. Sintassi, metrica, retorica
Quaderni della Sezione di Italiano dell’Università di Losanna, 
Pisa, ETS, 2016

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Le Stanze di Pietro Bembo, apprezzatissime ai loro giorni, sono oggi piuttosto trascurate dagli studi, a dispetto del ruolo fondamentale che hanno ricoperto nella storia della letteratura rinascimentale e dell’ottava rima. Nate in occasione del carnevale urbinate del 1507, insieme alla canzone Alma cortese e dopo gli Asolani queste cinquanta ottave hanno additato una nuova via per il petrarchismo cinquecentesco. Bembo ha infatti dimostrato per primo la possibilità di trasferire la lingua e le strutture formali dei Fragmenta in un altro genere, addirittura non contemplato dal modello, e di livello umile: il poemetto lirico-narrativo e l’invito primaverile all’amore. Le Stanze si configurano così come una fondamentale anticipazione del Furioso e della sua ottava aurea, sulla quale devono senz’altro avere influito. Attraverso l’analisi stilistica, variantistica e intertestuale, e il costante confronto con Ariosto e la tradizione tre-quattrocentesca, lo studio di Amelia Juri si propone di restituire al poemetto bembiano il posto che gli spetta nella storia dell’ottava e del petrarchismo, in quel delicato periodo che vede il tramonto definitivo delle corti e l’affermazione del classicismo cinquecentesco maturo: fase decisiva della storia della poesia europea di cui le Stanze offrono al lettore moderno una delle più vivaci interpretazioni.