Simone Moro, Coll’arditezza della frase. Ordine artificiale e Sublime nei “Canti” di Leopardi

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Se i Canti di Giacomo Leopardi sono una delle opere capitali della poesia moderna è perché hanno saputo realizzarne aspetti per così dire archetipici. Uno di questi è senz’altro la lingua, che Leopardi indaga sui testi degli autori che lo hanno preceduto, discute sul piano teorico, e infine configura in modo nuovo e personale. In questo saggio (vincitore del XIV ‘Premio Giacomo Leopardi’ per tesi di laurea), Simone Moro si occupa di uno degli elementi peculiari della lingua poetica dei Canti: l’ordo artificialis delle parole, studiato nelle sue forme grammaticali e retoriche per rivelarne i valori stilistici e poetici, in relazione alle dichiarazioni dello Zibaldone sugli ardiri e lo stile sublime. La poesia si è sempre servita di artifici quali iperbati, anastrofi, epifrasi e sìnchisi, e in epoca neoclassica il loro utilizzo sistematico ha configurato un vero e proprio programma letterario. Perché allora Leopardi, che si propone di dare all’Italia una poesia nuova e moderna, recupera stilemi tanto tradizionali? Come li impiega all’interno dei testi? Quale significato espressivo racchiude una scelta maturata in rapporto consapevole con la poesia del passato e il panorama poetico del suo tempo? Un’analisi stilistica svolta sui Canti e insieme aperta a un confronto con alcuni capisaldi della tradizione suggerisce delle risposte a simili domande, e offre un’interpretazione rinnovata di alcuni testi dell’opera: delle canzoni iniziali, ovviamente, ma anche di capolavori di più ampio respiro come la Ginestra.

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Roberto Galbiati (a cura di), L”Historia di Camallo’ e l”Historia del pescatore’: un testo teatrale e un cantare di primo Cinquecento (Commissione per i testi di lingua, Pàtron editore, 2017).

Copertina

L’Historia di Camallo è un testo teatrale di primo Cinquecento e possiede tutti gli elementi caratteristici delle sacre rappresentazioni: è scritto in ottava rima, è aperto da un annuncio e concluso da una licenza, ed è definito un “mistero”, termine con cui si chiamavano comunemente le sacre rappresentazioni. Argomento del testo non è però la vita di una santa o un episodio biblico, ma una storiella molto salace, che ha come protagonisti il pescatore Camallo, sua moglie Valeria e Venere, Cupido e Priapo. Il libro pubblica anche il coevo cantare dell’Historia del pescatore, perché ha una trama molto simile a quella dell’Historia di Camallo. Le due edizioni sono precedute da una introduzione in cui l’autore inserisce l’Historia di Camallo nel contesto teatrale primo cinquecentesco. Egli ipotizza che il testo sia un prodotto delle veneziane Compagnie della Calza, associazioni di giovani aristocratici gaudenti, che avevano l’abitudine di rappresentare commedie e spettacoli scabrosi.